Progetto Daouda
Ormai molti di voi conoscono la storia di questo piccolo ragazzo africano
che grazie al coraggio del nonno, all’intervento di Marisa e ad una meravigliosa catena di solidarietĂ , è stato salvato da morte certa.
La storia però non è ancora finita. La Casa della Vita onlus, grazie alla generosità dei suoi sostenitori continua a seguire il percorso post-operatorio, la riabilitazione e le cure di cui Daouda ha costantemente bisogno. Il piccolo, nonostante sia rientrato in patria, deve costantemente essere seguito e curato per recuperare la piena salute. Le sue condizioni attuali non gli permettono di lavorare e quindi di rendersi utile, come previsto dalla cultura del luogo.
 Ecco ci siamo presi l’impegno di mantenerlo agli studi almeno fino al termine del grado superiore.
La storia di Daouda
* Da un articolo intervista pubblicato su “Proiezione Noventa”
“Marisa, puoi venire a vedere un bimbo che sembra essere stato morso da un serpente?”. Queste furono le parole che suor Franca mi rivolse una mattina di gennaio, appena arrivata alla missione. Tutto ebbe inizio da quella richiesta. Mi trovavo in Mali, nel villaggio di Koutiala, nella Missione cattolica delle Suore del S. Natale, che gestiscono un piccolo reparto di maternità , con dieci posti letto, lì dove i parti sono più di ottocento l’anno. Ero appena arrivata per definire una volta per tutte una pratica burocratica che proprio non voleva saperne di procedere: lo sdoganamento di un’auto che eravamo riusciti ad acquistare per donarla alle suore. Da qualche anno infatti l’Associazione “La Decima Luna”, assieme ad altre realtà del territorio di Noventa quali Il Nido delle Aquile, l’Asd i Frogs  e l’Associazione Tempo Libero, si occupa di sostenere la “Maison de la Vie” per aiutare le puerpere, i bambini denutriti, le famiglie bisognose, i carcerati della prigione del luogo, tramite un progetto concreto di miglioramento delle loro condizioni quotidiane, ma anche con un’opera di alfabetizzazione all’interno del carcere stesso.
Quando lo vidi, Daouda si trovava in una stanzetta con due lettini, il materasso avvolto da una tela cerata marrone, un orinale sotto il letto e un piatto con avanzi di cibo. Due occhi enormi mi guardavano imploranti aiuto : era tutto fasciato, sembrava una mummia. Cercavo di farlo sorridere, ma nulla sembrava interessarlo, aveva lo sguardo fisso come rassegnato a ciò che lo attendeva. Il piccolo era assistito dal nonno, musulmano, che dalla Costa d’Avorio era salito su un autobus ed era arrivato fino in Mali per cercare aiuto dai bianchi cattolici. Non dimenticherò mai quando pregavamo insieme… cattolici e mussulmani che pregavano insieme per un unico intento.. ciò sapeva di un piccolo miracolo!!!La situazione era molto grave e subito contattai tutti coloro che avrebbero potuto darmi una mano. Passavo intere giornate al telefono o a scrivere e-mail. Ricordo che non potevo nemmeno uscire dalla stanza, perchĂ© appena mi spostavo una suora mi chiamava: “Marisa al telefono, dall’Italia!” Si scatenò una vera gara di solidarietĂ , una corsa contro il tempo, che permise di raccogliere i fondi necessari. Non solo : qualche amico organizzò addirittura raccolte presso alcuni negozi di Noventa ! Ricordo che, appena tornata dall’Africa, andai a comprare il pane e sopra il bancone vidi una cassettina con la mia immagine e quella di Daouda. Che bella sorpresa! Non avrei mai pensato che amici e persone che a mala pena miconoscevano si sarebbero attivati qui, come lo avevo fatto io lĂ , e mi pervase un grande senso di unitĂ e fratellanza, che spesso sosteniamo a parole ma facciamo fatica a dimostrare con i fatti.
Grazie a queste iniziative, anche spontanee, abbiamo raccolto una somma che ci ha permesso di aiutare Daouda e Habi, la sua accompagnatrice, giunta apposta dal Mali per assisterlo durante tutta la sua degenza in ospedale. Furono giorni intensi alternati da emozioni, preoccupazioni, difficoltà burocratiche di ogni genere e quando pensavo che non ce l’avrei più fatta, mi tornarono in mente le parole di suor Franca: “Ognuno di noi è una penna nelle mani del Signore; affidati e affida il piccolo a Lui”. Finalmente le condizioni del bimbo cominciarono a migliorare e anche il gomitolo di cavilli burocratici iniziò a dipanarsi, riuscendo a ottenere la tanto sospirata approvazione alla costituzione de “La casa della vita Onlus”, creata assieme all’amica Stefania Cappellato. Tale Associazione si occuperà del sostentamento della Maison de la Vie delle suore di Koutiala e di seguire Daouda per molti anni.
Daouda è tornato a casa lo scorso luglio e manca tantissimo a tutti noi, che un po’ lo abbiamo considerato come nostro figlio, ma siamo felici che un bambino destinato a morte certa, salvato dalla ferma volontĂ del nonno che ha percorso mezza Africa per non lasciarlo morire, sia ritornato nella sua Terra, con le sue gambe… AvrĂ la possibilitĂ di studiare e di essere aiutato da persone che gli vorranno bene. Noi continueremo a seguirlo da qui, con ogni mezzo in nostro possesso e con tutto il nostro amore.
Permettetemi un ringraziamento a TUTTI quei volontari e amici del nostro territorio che si sono attivati e hanno organizzato per quasi sei mesi dei turni per fare compagnia a Daouda e permettere ad Habi di uscire dalla camera di ospedale qualche ora al giorno. Un grazie doveroso al dott. Cestrone, direttore dell’Azienda ospedaliera di Padova : il suo aiuto èstato fondamentale!– Marisa Bettio